giovedì 30 giugno 2022

Per il vostro giorno (una benedizione)

Penso a voi
a partire 
dalle radici: 
come in un bosco
i nostri fusti s'intrecciano
nel segreto della terra
(unione di esistenza a esistenza).

Penso a voi 
a partire
dalla leggerezza
dell'aria autunnale
dove si rifugia 
la gru cenerina
(il nitido azzurro
che tutto definisce).

Penso a voi
a partire dalla fotografie
che conserviamo (ognuno le proprie),
immagini narranti  un' amicizia -
il nostro fiume, il suo percorso:
sorgente,
affluenti,
immissario ed emissario,
ansa, argine,
scorrere e corrente.

Penso a voi
mentre ci guardiamo
sorridendo,
consci che
questo giorno
(il vostro)
celebra 
(come la radice,
le fronde, l'aria, la gru cenerina,
le immagini, l'acqua)
i passaggi
che ci rendono presenti 
e ci trasportano
verso la foce dell'Essere -
lì, dove ogni cosa
diventa compimento
dell'amore e della permanenza.

Splenda questo giorno
(il vostro).
Conceda Dio
ai giorni
(i vostri)
di colmarsi
del mondo
(della fronda, dell'aria,
della gru cenerina, dell'acqua)
come dono:
ricordo 
dell'essere amati
che congiunge incomprensibilmente
(esistenza a esistenza).

30/06/2022 - Jonathan Simone Benatti 

Due meditazioni occasionali

 I.

I primi baci
facevano bruciare
persino le punte dei piedi.
Ora cedono il posto
a questi indefiniti incontri
tra i nostri visi,
sfuggenti di compiti e doveri.

Dei due
non rimpiango i primi
(sebbene splendidi passaggi obbligati)
e
attendo i secondi:
sottratto alla frenesia,
il tempo conosce una sospensione
come se Chi intesse le nostre esistenze
punteggiasse di corone
il pentagramma.


II.

Un giorno dovrò approfondire
il motivo per cui
(da quando ho memoria)
prediligo 

le tonalità minori,
le dissonanze,
le incompiute, 
il contrappunto
e ciò che altri ritengono cervellotico
(la forma rigida per esprimere
ampiezza di sentimenti).

In parte 
conosco la risposta
(o un suo tentativo):
senza tensione
non c'è creazione,
partecipazione,
attesa.

La mia malinconia non è tristezza:
è adesione sfavillante
alla realtà intricata
che ci viene data.

30/06/2022 - Jonathan Simone Benatti

mercoledì 29 giugno 2022

Scrivere - parte III (Una cosa molto personale)

Via Guala l'indirizzo:
un nome come tanti altri
(Solo da adulto, curiosando,
ho scoperto la ragione
della toponomastica urbana).

Quel luogo
sulla Terra, 
insipido per tanti,
è significativo
per me.

Il giardinetto condominiale
ora possiede un manto erboso curato
e alcune piastrelle di gomma 
sotto lo scivolo e l'altalena.

Giocavo con mio nonno, 
mentre le anziane signore degli altri palazzi 
(tutti uguali, tutti raggruppati 
come le vicine:
ognuna con  un vestito a fiori
e un soprannome dialettale)
parlavano tra loro,
cercando sollievo dal calore
del piazzale.
 
C'era la bassa casetta
della centrale termica
(il cui tetto piano percorrevo
pensando a chissà quale avventura costituisse
l'arrampicarmi lassù);

Quando si tornava indietro,
tremavo all'idea di ciò che si potesse nascondere
dietro alla porta del ripostiglio
(nonostante l'avvicinarmi curioso).

In camera c'era un vecchio libro
sui luoghi e le leggende di Torino:
ricordo in modo confuso
la storia di un certo fantasma
(il libro ne offriva una rappresentazione 
di lenzuolo svolazzante):
la notte, soprattutto con la pioggia,
pensavo girovagasse
per le vie vuote del centro.

Consapevolezza:

sono
miei
ricordi

Sono conscio 
dunque:
ricordi
privi di significato
per 
chi legge.

Se scrivo
è per farli ancor più presenti
di quanto lo siano 
ogni volta che un luogo 
come questo
(non altrove)
mi offre spontaneamente,
come il prato un fiore,
sinestesie:
non voglio si perdano
non voglio diventino mutue reliquie.

Non voglio si perdano:
i volti,
le mani strette, le ginocchia sbucciate,
l'inventiva ingenua,
i racconti, le rughe,
gli occhiali bifocali, 
i capelli grigi (o i capelli mancanti),
le magliette monocromatiche,
i pantaloncini a quadrettoni e le scarpe,
la sabbia (prima che arrivasse l'erba nel giardino),
il catrame profumato del tetto arso,
i sassolini del piazzale,
le macchine vecchie,
il giornalaio sotto i portici;
non voglio che fluiscano 
nel nulla
dell'oblio:
perché
proprio in quell'istante
più vite
erano concentrate
in quel luogo
(non altrove)
e rappresentavano
qualcosa
(l'autentico contrario del nulla).

 - Vedrai. Li farò diventare per te
una storia interessante,
di cui ti meraviglierai -

Scrivo
per ricompormi:
ho bisogno che questa esistenza marginale
questo essere che sono,
significhi qualcosa
per qualcuno.

Scrivo per testimoniare
che questo essere che sono,
che vuole significare
qualcosa
per qualcuno, 
è
relazione:
ricordo, parlo,
spero, dispero,
amo, odio,
sospiro, urlo,
gioisco, mi arrabbio,
vivo, 
perché
non sono
solo.


29/06/2022 - Jonathan Simone Benatti 

Desiderio (di cose perdute)

Vorrei tornare
a toccare il mondo
come tu fai
delicatamente.
(Con le tue piccole mani,
ben formate e proporzionate)
L' indice e il pollice prima
e poi stringendo con tutte le dita.
Per non fare male a nulla,
per scoprire ogni cosa.


29/06/2022 - Jonathan Simone Benatti 

martedì 28 giugno 2022

Scrivere - parte II

Cosa ti fa credere
che questo pane raffermo 
(restìo lo chiami poesia),
da troppo tempo nascosto
sotto un panno,
possa significare qualcosa
al di fuori di te?

La mia speranza:
anche se secco,
un po' d'acqua
o una grattugia
lo possano rendere
nutrimento. 

28/06/2022 - Jonathan Simone Benatti 


Scrivere - parte I

Ogni volta
è ricerca di una parola,
di una sola:
efficace.

Per uscire dal silenzio opprimente:
un suono inarticolato
è già radice
e partecipazione.

28/06/2022 - Jonathan Simone Benatti

lunedì 27 giugno 2022

Lector in fabula

Se leggendo
troverete un ritornello
di temi e di accordi
sappiate questo:
un musicista acquista
destrezza
ripetendo scale e arpeggi
(un'anima si comprende
così:
in ciò che ripete -
dall'abbondanza del cuore la bocca parla -).

27/06/2022 - Jonathan Simone Benatti

Luoghi

Ho lasciato dei libri
nella mia vecchia stanza.

Nel pigro pomeriggio domenicale,
mentre mio figlio dorme,
steso nel letto con lui
guardo gli scaffali
e penso ai libri
in una casa 
nell'altra.

Trasporto i volumi
da un luogo a un altro luogo
con delle buste colorate:
alcuni volumi attendono
giorni, mesi, anni
ed esercitano,
al tempo opportuno,
un richiamo irresistibile
(trovando una corrispondenza misteriosa
nella psiche).

In un unico sguardo
vedo un ricciolo dorato
e i dorsi stampati:
lascio tutto così come è.

Non desidero un'unica libreria
(narrazione che spesso mi ripeto),
ma degli spazi ritagliati su misura
dove poter essere
adulto e fanciullo
contemporaneamente,
padre e marito, 
figlio e nipote 
ancora.

27/06/2022 - Jonathan Simone Benatti






giovedì 23 giugno 2022

Santa Sofia

Santa Sofia
luogo lontano dal rumore.

Il vento sfrega l'erba -
delicato archetto
su corde viventi;

il cielo maculato
sfavilla di bianco e blu,
disattesa celebrazione quotidiana -
ma, il mondo esiste
senza la nostra consapevolezza -;

il fiume scorre ostinato
nell'incontro con il suo percorso
nell'aprirsi nuove vie.

Mangio un pasto casareccio,
sorrido a mio figlio 
occupato a meravigliarsi, 
immergo i piedi nell'acqua brulicante;
respiro leggero;
ascolto, curioso, suoni dimenticati.

L'epifania amorevole del creato
ricompone
ciò che oscure forze centrifughe
cercano continuamente di disperdere.

Qui
mi affaccio su ciò che è colmo di grazia
e mi ripeto

"un'altra vita 
ci è data".

23/06/2022 - Jonathan Simone Benatti

venerdì 17 giugno 2022

Stadi sul cammino della vita

A lungo
(per difesa)
hai costruito diverse immagini
sperando che nella casa degli specchi
si perdesse qualcosa dell'archetipo.

Donare solo una parte di te,
un frammento, un tassello:
strategia intelligente
(almeno così pensavi)
non fosse che ad un tratto
la somma delle parti
non si conformava più
all'originale.


Fingere dolore
per anticiparne il gusto
qualora fosse arrivato
veramente.

Adombrare la possibilità
del fallimento 
nel pieno di una gioia;
sabotare la stessa felicità
perché, ti ripetevi, tutto è passeggero.

E poi quell'artefatto
che spacciavi per il tuo Dio:
figura dal sorriso sempre accigliato.

Accade qualcosa.


Il corso degli eventi,
una serie di situazioni, 
il fluire dell'esistenza
che trasporta,
ora con lentezza
ora con veemenza,
verso la foce

(c'è chi attribuisce al caso ogni cosa,
c'è chi utilizza i rapporti causa effetto,
c'è chi prende le cose così come sono
e vive lasciandosi condurre).

Io penso
che Tu,
il più iconoclasta di tutti,
abbia voluto farmi un dono:
concedermi l'ingresso a una vita
immersa
nella vita:
a qualsiasi costo.

17/06/2022 - Jonathan Simone Benatti






Viaggio - parte II

Calura notturna.
I nostri corpi distesi
cercano un punto di contatto
che permetta di sentirci
conservando uno spazio fresco.

Tu dormi,
stanca.

Io anche sono stanco,
ma penso al viaggio:

a nostro figlio
(che dentro al ventre d'acciaio
vedrà le nuvole vicine 
e con l'indice 
cercherà di toccarle)

a come ogni volta che visitiamo
un luogo
insieme ci perdiamo 
per ritrovarci

al fatto che non sia necessario associare un pensiero
a ogni momento di gioia
(lo dico soprattutto a me,
così abituato a dover scovare significati ovunque)

a come
un viaggio si estenda 
e prolunghi
oltre i suoi limiti.


Abbiamo diversi album
nei quali raccogliamo fotografie.
Servono a non dimenticare,
a sorridere,
a immaginare altri luoghi.

Ho sempre pensato:

quando chiuderò gli occhi per l'ultima volta
mi sarà concesso qualche istante
in cui potrò rivedere

volti 
(che mi hanno amato
che ho amato)
e
luoghi.

Sentirò 
sommarsi 
con riconoscenza
tutte le volte che 
in questo piccolo angolo 
di storia e di universo
io sono stato contento.

17/06/2022 - Jonathan Simone Benatti









giovedì 16 giugno 2022

Polifonia

 I.

Insicuro,
vivo sempre nel timore 
di pronunciare il soggetto:
io.

Mi racconto
(non che abbia una vita interessante
per i canoni attuali).
Nel farlo ho sempre cercato
l'eco
di un'armonia.


Spesso il suono
per mancanza di un mezzo
è caduto nel silenzio
(in questo la mia solitudine).

II.

Un giorno,
mentre parlavo
(come ben conosci:
con dovizia di particolari,
con tracimare di parole e
concitato)
tu
mi hai chiuso le labbra con un bacio,
(a cui hai fatto seguire un sorriso).

Così mi hai fatto comprendere
che sussurrando
avrei potuto finalmente ordire
una polifonia.

16/06/2022 - Jonathan Simone Benatti

 

mercoledì 15 giugno 2022

Relazione

Ci sono quelli che infilano 
la parola 
Dio
ovunque.

Forse pensano che citando spesso
il Nome,
siano figli e figlie
più riconoscenti.


Io la pronunciavo spesso
non rendendomi conto
che fosse un talismano
contro le mie ossessioni.


Poi mi hai incontrato
nella continuità della vita,
nelle anse della mia esistenza,
tra le pieghe e i risvolti.

Dico meno il Tuo nome
per rispetto.

Se sei, come credo,
Relazione,
allora lascio che sia Tu,
Desiderio massimo,
a pronunciare il mio nome;
io mi sforzo
di viverci.

15/06/2022 - Jonathan Simone Benatti





Ripresa di un antico motivo interiore - parte II

(Certe cose non cambiano -
puoi crescere e invecchiare,
perdere i capelli e contornare gli occhi di rughe;
c'è un residuo interiore
che pare vivere fuori dal tempo
e cogliere tutto come presente)

Di quella sera
ricordo alcuni particolari.

La telefonata,
la corsa in macchina,
la strada buia della collina,
il freddo della sera primaverile,
il piazzale vuoto
l'annuncio fatto sull'uscio
senza farmi entrare nella tua stanza.

(Sono passati dodici anni)
Alcuni aspetti ancora mi spaventano;
per esempio:

morire soli 
senza un viso amato a guardarti

oppure morire per l'errore altrui

oppure, semplicemente,
che tu sia morto.

Potresti pensare
sia un tempo adeguato
per tornare a vivere
(non ho mai smesso di vivere,
anche quando, 
di ritorno,
non ho dormito quella sera -
nella mia galassia
il tuo collasso di stella
aveva generato un buco nero):

vivere si vive,
ma diminuiti.

Parlando con un amico
(recentemente aveva perso l'amata moglie)
ricordo di aver detto qualcosa
oltre la circostanza.

Doveva essere una cosa di questo tenore:
"Vedi? il dolore non scompare mai,
arriva però un momento in cui affiora
la riconoscenza per ciò che è stato,
per ciò che si è vissuto".


(Mentre parlo,
penso alla storia di Giobbe,
ormai diventata un cliché,
una vulgata qualunque
 - pover uomo! -.
Sono davvero convinto di ciò che dico?
Il dato cancella il ricordo
del perduto?)


Arrivano nuove stagioni,
la primavera ritorna:
con essa quella sera 
(quella data).

Recentemente ho percorso 
la strada di collina.
Ho trovato un fiore che molto mi piace
ho accarezzato mio figlio,
gli ho raccontato chi eri.

La riconoscenza è affiorata
e così un barlume di fede:
al di là di ogni meccanicismo
rimane inspiegato l' amore
che tutto dona e poi sottrae,
ma che afferma:
tutto è ben presente,
nel dolore e nella gioia.

Questo mi basta.

15/06/2022 - Jonathan Simone Benatti








Leggere

(Dipende dallo stato d'animo)
Leggo voracemente
e sento il bisogno di camminare
pensando a un libro,
senza averlo tra le mani.


Se mi viene imposta
una lettura
sento il petto oppresso.

Quando un amico
entusiasta 
mi dice
"oh, questo devi leggerlo"
un altro volumetto
si aggiunge al mosaico
che rimarrà incompleto
(non ho mai scritto un diario:
esso è la mia biblioteca).

I libri non mi hanno salvato la vita:
fanno parte
(come vitamine, grassi e zuccheri)
 di me
(labile il confine con la sindrome d'accumulazione:
il non necessario diventa indispensabile).

C'è una stanza
nella vecchia casa
con molti dei miei libri
(solo una parte è ora con me).

Appena mi è possibile
entro:
rimango qualche istante in silenzio;
guardo i dorsi,
immagino di ordinare secondo categorie ben definite
penso di disporre verticalmente, orizzontalmente,
di lasciare spazi per oggetti e fotografie.
Una rapida spolverata,
la lettura di qualche pagina casuale 
di un volume.

Affiora la consueta consapevolezza:
chi legge vive una solitudine abitata.

15/06/2022 - Jonathan Simone Benatti


martedì 14 giugno 2022

Il giornale di oggi

Di quale mondo
ti parlerò?

Oggi sorridi
spensierato,
ignaro,
protetto non solo dalla gomma sugli spigoli,
ma dal nostro amore.

Un giorno
non molto lontano
dovrò
(per amore)
raccontarti
di morte,
dolore, egoismo,
di uomo che mangia uomo
e
(sempre per amore)
dirti:

solo
continua 
a credere,
ad agire.

Non devo regalarti
un pianeta inesistente
(utopia delle mie ansie):
voglio tu viva
nelle brecce 
di ciò che può essere
(per amore)
non di ciò che è.

14/06/2022 - Jonathan Simone Benatti



Salmo eterodosso

Per tutte le melodie inespresse
latenti dentro la mente di qualcuno 
e che un giorno prenderanno forma
sulla carta,
eseguite da dita e labbra callose


Per il canto mattutino degli uccelli
nascosti tra i rami degli alberi 
della città sterile di cantieri,
incursioni del Creatore
nel mondo soffocante degli uomini 
(grazia nel cemento screpolato)

Per il vento che trasporta sabbia
e sporca i vetri
che sferza le travi d'acciaio,
che erode le facciate dei palazzi,
che accarezza i visi
e trasporta le nuvole

Per la ripetitività di gesti e parole,
il susseguirsi della consuetudine 
che guarisce dalla consuetudine,

Per gl'imprevisti
che costringono la mia rigidità
a spezzarsi 

Per l'inaspettato
(spesso migliore di ciò che desidero)

Per questo
oggi ti ringrazio
Dio.

14/06/2022 - Jonathan Simone Benatti




Prima di un volo

Seduto con la schiena
schiacciata sul sedile,
lo sguardo rivolto alla pista
(dove aerei enormi
passavano continuamente
come formiche incolonnate),
sentivo il desiderio di casa
e uno stravagante senso di solitudine.


Improvvisamente,
non annunciata,
una lieve pioggia
poi scrosciante.

Mentre camminavo per il corridoio
dell'imbarco
(alcune gocce scivolavano lentamente 
sui vetri - 
in lontananza
squarci di luce che tentavano
di sottrarsi 
al grigio denso dei cumulonembi)
ho provato pace,
come se il ticchettare ostinato
fosse rifugio dall'inquietudine.


Ci sono notti
sul mare
dove il vento si alza improvvisamente 
e al suo fischiare
segue un piovasco
(l'odore d'aria madida e salina lo annuncia):
mi sveglio e guardo i corpi inermi che dormono,
incuranti di quanto accada tra le nubi.


Piove.

Guardo nel buio i contorni indefiniti dei volti amati,
sento l'odore del sonnecchiare,
corro al passato 
(quando fanciullo,
per istinto,
mi stringevo ai genitori)
e provo nuovamente pace.

La pioggia irriga
la mia aridità. 

14/06/2022 - Jonathan Simone Benatti






lunedì 13 giugno 2022

Impression No. 1

Scalci
perché non vuoi la costrizione
del salvagente.
Ti afferro sotto le braccia.
Guardiamo insieme nella stessa direzione
e così iniziamo a esplorare
il lembo di mare 
racchiuso
tra la spiaggia e gli scogli:
sappiamo che è il nostro piccolo porto privato
(un padre colleziona istanti,
sulla riva,
come un bambino conchiglie).
Prego:
quando non sarò più
che tu possa ricordare.
Ho seminato in questo vento
alcuni bulbi di permanenza.


13/06/2022 - Jonathan Simone Benatti




venerdì 10 giugno 2022

Ripresa di un antico motivo interiore - parte I

So di chiederti l'ovvio.

Ti è mai capitato di immaginare il futuro?

Non intendo il tuo futuro,
intendo il futuro di chi ami.

Ti è mai capitato di non voler morire
non per la paura della morte in sé,
ma per la paura di mancare qualcuno
o qualcosa?

Sì, mi capita ancora:
sovente.
Desidero vivere
ed eccedere di esistenza
perché voglio esserci.
(Il linguaggio dell'assenza - 
attendo il giorno in cui lo avrò disimparato)


10/06/2022 - Jonathan Simone Benatti



Riflessione

Non mi riferisco al sembiante
(sebbene orgoglioso mi riconosca).
Parlo piuttosto di come tu
riesca a far coesistere 
determinazione 
e
fragilità.

Caparbio ti arrampichi 
ovunque tu trovi appiglio
(per esplorare uno spazio
di cui vuoi essere padrone).

Teneramente cerchi rifugio
in un abbraccio
(quando percepisci smarrimento).

Con te vedo
più chiaramente.

Ogni estensione 
chiede 
un contatto:

- non credere alle storie circa i fautori di sé -
si diviene

si giunge all' essere umani
solo nella reciprocità.


10/06/2022 - Jonathan Simone Benatti

giovedì 9 giugno 2022

Oggi piove

Oggi piove
e all'odore di cemento riarso
si sostituisce quello dell'umida vegetazione.

La pioggia per destarci.
La pioggia per dimenticare
la frenesia di esistenze
incastellate nell'armatura della sopravvivenza.

La pioggia per tornare a correre sotto il cielo scrosciante.
Noi,
bambini che null'altro vogliono sapere
se non giocare,
danzare,
urlare strepitanti di vita.


09/06/2022 - Jonathan Simone Benatti

Brogliaccio

Porsi continuamente la domanda
se si sia soddisfatti
contiene in sé
la risposta
(con ogni evidenza,
non lo si è -
ma, perché, allora, punirsi con lo smarrimento del sé
nei propri labirinti
invece 
di lasciarsi trovare?).

Chi è felice
ringrazia,
parla,
agisce
e pensa solo dopo,
nostalgico.
Come volesse prolungare l'effimero,
Come volesse accedere alla melodia familiare
udita in lontananza,
come volesse tuffarsi nell'Essere
e sorgere ogni volta
respirando il respiro primigenio
(quello che si sottrae al mondo
quando il viso infrange l'acqua 
e si protende verso il cielo -
un corpo finalmente spinto dal proprio peso -
per la prima volta non massa affossante,
ma volano della leggerezza).


09/06/2022 - Jonathan Simone Benatti



Altrove

Il tempo trascorre
(non lo si perde,
non lo si trova).

Vivo, come ogni creatura,
in esso
(lo respiro, 
inconsapevole, 
come aria;
lo bevo a grandi sorsi, 
necessariamente,
come acqua -
lui, inconsistente e liquido).

Nell'esercizio di un compito,
nella fatica quotidiana, 
nell'attesa ansiosa di una risposta,
nella preoccupazione del domani,
nella gioia dell'incontro,
nel pasto condiviso,
nella reciprocità di un sorriso
mi perdo
se altrove vengo sospinto
rispetto
all'essere Presente.


09/06/2022 - Jonathan Simone Benatti

venerdì 3 giugno 2022

Viandante sul mare di nebbia

Mi hai chiesto un giorno
quale fosse il mio quadro preferito
e quel quadro,
una volta giunti ad Amburgo,
era temporaneamente altrove
(ne abbiamo solamente visto 
il vuoto inciso sulla parete).

Al di là di ogni risvolto analitico, 
ricordo la nostra risata
colma di complicità.
Se sono felice sulla terra 
è per la Presenza.


03/06/2022 - Jonathan Simone Benatti

Agonismo

I.

Inquietudine.
Celebrata da chi,
un'esistenza sul confine, 
cammina senza sosta
in cerca di qualcosa o Qualcuno
sempre elusivo.
L'appagamento 
consiste
nel sentire di dover fare ancora un passo.


II.

S'invecchia o si matura

(le due cose non coincidono).

Allora,
chi per convenienza,
chi per saggezza,
si comprende che
più non si abbia da cercare l'inquietudine 
per sentirsi vivi.
Piuttosto 
s'anela silenziosamente
alla risoluzione,
alla completezza.
(Nessuna composizione,
termina davvero sulla dominante.
E noi, come una di quelle,
tendiamo alla Tonica).


03/06/2022 - Jonathan Simone Benatti

Tutte le mie vie - Prolegomena ad ogni passo futuro

Ti sono note tutte le mie vie (Salmo 139:3) I. Imparare ad essere leggeri pur con le zavorre. II. Tanti sono gli abissi che la mia nave solc...