Non dormo. Sono stanco.
Vento, mare, sole
mi rendono felice
e stanco.
Ma, non dormo.
Altra è la stanchezza che avverto.
Non dormo.
Non è il caldo di questa notte estiva:
c'è una brezza piacevole come una carezza sul collo.
E' colpa dell'uomo se non dormo,
e dunque è anche colpa mia.
Tu, invece, dormi.
Il tuo respiro è un metronomo:
scandisce il tempo della meraviglia
(anche nel tuo sonno,
chi conosce quali siano le visioni colorate).
Sorridi persino mentre il buio
cela in parte il tuo volto.
Ma, io non dormo.
Penso.
In posti lontani da noi
si decide, si uccide,
cadono bombe dal cielo,
e bambini che come te sorridono mentre sognano
ora tremano senza nessuno forse
che vegli sulle loro paure.
Quando si priva il germoglio dell'universo
del suo sorriso
quando a voi che siete
colore, profumo, astro,
danza e musica,
si toglie il mondo
tutto ciò che un uomo può scrivere
sono parole dalla sua fine.
Non dormo. Sono stanco.
Ma, non dormo.
Tu, invece, dormi,
Il tuo respiro è un metronomo:
continua a scandire il tempo della meraviglia.
Allora sincronizzo queste quattro crome di cui sono capace
al tuo tempo.
Dalla fine del mondo
non si leva l'angelo della storia
che contempla le rovine,
ma questa filastrocca che canti
e che io canto con te.
Noi opporremo l'unica resistenza possibile
anche se fosse un girotondo sull'orlo dell'abisso:
redigeremo degli elenchi
ogni giorno
di tutto ciò per cui dire grazie.
Sperando contro speranza,
continueremo a giocare
a porgere le mani
a condividere un frutto
a sorridere per il volo di un uccello
a stupirci delle forme mutevoli delle nuvole.
Dalla fine del mondo
scriveremo parole
antiche e semplici
(amore, bene, gioia, speranza, abbraccio)
e il nostro ricordo
non sarà nostalgia, ma stupore.
Dalla fine del mondo
continueremo a dire
oggi e domani.
Jonathan Simone Benatti - 23/06/2025
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