Calura notturna.
I nostri corpi distesi
cercano un punto di contatto
che permetta di sentirci
conservando uno spazio fresco.
Tu dormi,
stanca.
Io anche sono stanco,
ma penso al viaggio:
a nostro figlio
(che dentro al ventre d'acciaio
vedrà le nuvole vicine
e con l'indice
cercherà di toccarle)
a come ogni volta che visitiamo
un luogo
insieme ci perdiamo
per ritrovarci
al fatto che non sia necessario associare un pensiero
a ogni momento di gioia
(lo dico soprattutto a me,
così abituato a dover scovare significati ovunque)
a come
un viaggio si estenda
e prolunghi
oltre i suoi limiti.
Abbiamo diversi album
nei quali raccogliamo fotografie.
Servono a non dimenticare,
a sorridere,
a immaginare altri luoghi.
Ho sempre pensato:
quando chiuderò gli occhi per l'ultima volta
mi sarà concesso qualche istante
in cui potrò rivedere
volti
(che mi hanno amato
che ho amato)
e
luoghi.
Sentirò
sommarsi
con riconoscenza
tutte le volte che
in questo piccolo angolo
di storia e di universo
io sono stato contento.
17/06/2022 - Jonathan Simone Benatti
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