(Dipende dallo stato d'animo)
Leggo voracemente
e sento il bisogno di camminare
pensando a un libro,
senza averlo tra le mani.
Leggo voracemente
e sento il bisogno di camminare
pensando a un libro,
senza averlo tra le mani.
Se mi viene imposta
una lettura
sento il petto oppresso.
Quando un amico
entusiasta
mi dice
"oh, questo devi leggerlo"
un altro volumetto
si aggiunge al mosaico
che rimarrà incompleto
(non ho mai scritto un diario:
esso è la mia biblioteca).
I libri non mi hanno salvato la vita:
fanno parte
(come vitamine, grassi e zuccheri)
di me
(labile il confine con la sindrome d'accumulazione:
il non necessario diventa indispensabile).
C'è una stanza
nella vecchia casa
con molti dei miei libri
(solo una parte è ora con me).
Appena mi è possibile
entro:
rimango qualche istante in silenzio;
guardo i dorsi,
immagino di ordinare secondo categorie ben definite
penso di disporre verticalmente, orizzontalmente,
di lasciare spazi per oggetti e fotografie.
Una rapida spolverata,
la lettura di qualche pagina casuale
di un volume.
Affiora la consueta consapevolezza:
chi legge vive una solitudine abitata.
15/06/2022 - Jonathan Simone Benatti
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