lunedì 23 giugno 2025

Parole dalla fine del mondo

Non dormo. Sono stanco.

Vento, mare, sole
mi rendono felice
e stanco.

Ma, non dormo.
Altra è la stanchezza che avverto.

Non dormo.
Non è il caldo di questa notte estiva:
c'è una brezza piacevole come una carezza sul collo.

E' colpa dell'uomo se non dormo,
e dunque è anche colpa mia.

Tu, invece, dormi. 
Il tuo respiro è un metronomo:
scandisce il tempo della meraviglia
(anche nel tuo sonno,
chi conosce quali siano le visioni colorate).
Sorridi persino mentre il buio
cela in parte il tuo volto.

Ma, io non dormo.

Penso.

In posti lontani da noi
si decide, si uccide,
cadono bombe dal cielo,
e bambini che come te sorridono mentre sognano
ora tremano senza nessuno forse
che vegli sulle loro paure.

Quando si priva il germoglio dell'universo
del suo sorriso
quando a voi che siete 
colore, profumo, astro,
danza e musica,
si toglie il mondo
tutto ciò che un uomo può scrivere
sono parole dalla sua fine.

Non dormo. Sono stanco.
Ma, non dormo.

Tu, invece, dormi,
Il tuo respiro è un metronomo:
continua a scandire il tempo della meraviglia.

Allora sincronizzo queste quattro crome di cui sono capace
al tuo tempo.

Dalla fine del mondo
non si leva l'angelo della storia
che contempla le rovine,

ma questa filastrocca che canti
e che io canto con te.

Noi opporremo l'unica resistenza possibile
anche se fosse un girotondo sull'orlo dell'abisso:
redigeremo degli elenchi
ogni giorno
di tutto ciò per cui dire grazie.

Sperando contro speranza,
continueremo a giocare 
a porgere le mani
a condividere un frutto
a sorridere per il volo di un uccello
a stupirci delle forme mutevoli delle nuvole.

Dalla fine del mondo
scriveremo parole
antiche e semplici
(amore, bene, gioia, speranza, abbraccio)
e il nostro ricordo
non sarà nostalgia, ma stupore.

Dalla fine del mondo
continueremo a dire
oggi e domani.

Jonathan Simone Benatti - 23/06/2025





martedì 17 giugno 2025

Senza smettere mai di cantare

Per riposare un pochino
dal traffico che ci costringe
a marciare incolonnati
ci fermiamo
scegliendo a caso
un luogo appena fuori dal casello autostradale.

Montagne e colline
un piatto di pasta, del pollo grigliato
e una zuppa di fagioli.

Sento che dal centro del mio corpo
si sprigiona una fuocherello
la fiamma pilota della contentezza.
Essere insieme, in viaggio,
senza orari, senza un piano,
sapersi attesi a casa,
amati,
distratti rispetto a ogni pesante onere.
Sentire con la pelle
e con ogni fibra di carne
la nostra presenza -
ogni volta così:
estendiamo la nostra geografia
e ci facciamo più vicini.


Sorrido spontaneamente
sorrido come quando con voi guardo il mondo.
Le lenti
che correggono la mia miopia
sono le persone che amo e mi amano.

Il mondo
non è più minaccioso:
tutto si fa leggero e giocoso
e vorrei che ogni giorno maturasse
nella consapevolezza
che i doni
eccedono ogni lamento
che la grazia 
precede ogni mio passo
e che sia 
necessario 
non smettere       mai
di cantare.

Jonathan Simone Benatti - 17/06/2025

 

venerdì 6 giugno 2025

Universi (ascoltando Radiance Part XIII)

Ardere a tal punto
di vita
da provare nostalgia
persino per antichi dolori
solo perché il pungolo nella carne
la carne fa viva.

Desiderare poi d'essere lievi
per poter contemplare
dal centro d'una dolcezza inesorabile
la propria vita:
troverà ogni frammento
dall'alto
la sua collocazione?

Incompiuta
è la vita
perché divenire.

La saggezza non risiede
nel risolvere le tante dissonanze
ma nel lasciarle vibrare libere
continuando 
ad ascoltare, 
guardare,
toccare,
camminare
ed essere una vita tra le tante possibili

così larga 
da accogliere in sé
l'incommensurabile numero di universi
che palpitano
e sono vite come la mia.

Jonathan Simone Benatti - 06/06/2025

martedì 3 giugno 2025

Orto urbano

Accorgersi di ciò che è bello
è un po' come ricordare:
si elabora e si connota
un luogo, un incontro o un momento
soltanto dopo che 
il luogo è stato visitato,
l'incontro è avvenuto,
il momento è stato consumato.

Così di una vacanza:
si lascia un posto vuoto
per essere altrove
e godere della lontananza
da ciò che costringe
e asserraglia da ogni lato
(diverso è il mare che circonda l'isola
dai doveri che s'infrangono sulle coste
dei lunghi giorni feriali).

Questa mattina
dal balcone
ho guardato 
le altre case,
gli alberi, la strada,
i fiori e qualche passero
che beccava briciole e semi:
la bellezza non si deve cogliere
nell'atto di fuggire,
ma al centro della vita d'ogni giorno.
Essa si offre
a chi
ha occhi per vedere,
orecchie per udire
o, almeno, tenta.

Jonathan Simone Benatti - 03/06/2025

mercoledì 28 maggio 2025

Tracce

 Le tracce che Robert Walser lasciò sul suo cammino furono così lievi che hanno rischiato di disperdersi.
(W.G. Sebald, Il passeggiatore solitario)


Ecco a cosa aspirare:
essere così leggeri
da non schiacciare l'erba 
mentre si cammina,
ma essere così unici
da divenire ricordo dolce
ogni volta che il vento
accarezza l'erba.


Jonathan S. Benatti - 28/05/2025 

martedì 27 maggio 2025

A partire da un accordo di settima

Il pensiero magico
per me consiste nel trovare
un compito ancora da eseguire,
un luogo ancora da visitare,
dei fatti ancora lungi da accadere
a cui vorrei assistere,
momenti che vorrei condividere,
et cetera et cetera
come pretesto per prolungare la mia vita e la vita di chi amo
(soprattutto quando ho paura e 
avverto la fragilità dell'esistenza). 

La morte

posso interpretarla con gli occhi della filosofia,
spiegarmela come processo biologico naturale,
scomodare l'entropia e le termodinamica,
ma rimane un corpo estraneo,
fastidiosa come un frammento di cibo incastrato tra i denti;
la mente, come la lingua, ci passa e ripassa sopra,
succhia, costringe a smorfie,
pur di togliere questo fastidio.

E il fastidio rimane.

La morte

ha uno strano rapporto con la bellezza:
penso a un alveare,
a fuchi, api operaie e alla regina.

Mentre assaporo il dolce nettare
ricordo che sei settimane sono assegnate
alle laboriose creature.

In bocca lo sentii dolce come il miele, ma come l'ebbi inghiottito
ne sentii con le viscere tutta l'amarezza.


Fatico a a dare spiegazioni a mio figlio
che mi chiede cosa sia
e perché le persone muoiano.

L'unica risposta che gli so dare
è questa:
la morte è non poterti vedere.

I bambini, si sa,
costringono ad andare all'essenza delle cose,
senza troppi abbellimenti: 
trilli, mordenti o gruppetti.

Inutile dire che il cuore smette di battere,
che questo o quell'organo non funziona più,
che non si respira
che si diventa inanimati.

E' il non vedere:

La gloria transitoria di questo mondo,
nonostante l'uomo cattivo,
nonostante il grido che sale dalla terra,
nonostante la violenza a cui siamo insensibili
nonostante l'ingiustizia alla quale siamo ormai anestetizzati.

La gloria transitoria di questo mondo
che
pur macchiato, 
consunto,
logoro, 
calpestato
è il prisma traslucente
che permette
la rifrazione di una Luce antica
e personale.

I bambini si sa,
costringono ad andare all'essenza delle cose:

Che cosa è la morte?

Alla tua domanda di bambino
ho deciso di dirti ciò che credo: 
la morte
è solo per un momento,
un tempo duro di separazione,
ma
ciò che permane è la vita.

Questo semino che le nostre mani piantano
nel suolo
sarà l'albero che fruttifica dodici volte all'anno
le cui foglie guariscono le nazioni
le cui radici attingono
al fiume che sgorga dal Tempio;
questo semino sarà continuare a sorridersi
nella reciprocità di sguardi.

Jonathan Simone Benatti - 27/05/2025







giovedì 15 maggio 2025

Fede

Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita.
(Matteo 6:25)

Ci sono mattine
(soprattutto in primavera)
in cui, aperti gli occhi
al canto del passero,
penso, 
alternando esultanza a rimorso,
a come io tradisca la fede che dico di possedere:

battezzare le proprie preoccupazioni
non rende sacro il terreno sul quale cammino.


Ci sono mattine
(soprattutto in primavera)
in cui, aperti gli occhi
al canto del passero,
prego.

Signore, abbi pietà di me.
Insegnami a disimparare la vita dell'adulto
e fa che le parole tornino ad avere il loro significato:
fede sia fede (non un surrogato)
gioia sia gioia,
pace sia pace.

E come il passero del cielo
e il giglio della terra
la mia sola occupazione
sia essere chi mi hai dato d'essere.

Jonathan Simone Benatti - 15/05/2025



Parole dalla fine del mondo

Non dormo. Sono stanco. Vento, mare, sole mi rendono felice e stanco. Ma, non dormo. Altra è la stanchezza che avverto. Non dormo. Non è il ...