Il pensiero magico
per me consiste nel trovare
un compito ancora da eseguire,
un luogo ancora da visitare,
dei fatti ancora lungi da accadere
a cui vorrei assistere,
momenti che vorrei condividere,
et cetera et cetera
come pretesto per prolungare la mia vita e la vita di chi amo
(soprattutto quando ho paura e
avverto la fragilità dell'esistenza).
La morte
posso interpretarla con gli occhi della filosofia,
spiegarmela come processo biologico naturale,
scomodare l'entropia e le termodinamica,
ma rimane un corpo estraneo,
fastidiosa come un frammento di cibo incastrato tra i denti;
la mente, come la lingua, ci passa e ripassa sopra,
succhia, costringe a smorfie,
pur di togliere questo fastidio.
E il fastidio rimane.
La morte
ha uno strano rapporto con la bellezza:
penso a un alveare,
a fuchi, api operaie e alla regina.
Mentre assaporo il dolce nettare
ricordo che sei settimane sono assegnate
alle laboriose creature.
In bocca lo sentii dolce come il miele, ma come l'ebbi inghiottito
ne sentii con le viscere tutta l'amarezza.
Fatico a a dare spiegazioni a mio figlio
che mi chiede cosa sia
e perché le persone muoiano.
L'unica risposta che gli so dare
è questa:
la morte è non poterti vedere.
I bambini, si sa,
costringono ad andare all'essenza delle cose,
senza troppi abbellimenti:
trilli, mordenti o gruppetti.
Inutile dire che il cuore smette di battere,
che questo o quell'organo non funziona più,
che non si respira
che si diventa inanimati.
E' il non vedere:
La gloria transitoria di questo mondo,
nonostante l'uomo cattivo,
nonostante il grido che sale dalla terra,
nonostante la violenza a cui siamo insensibili
nonostante l'ingiustizia alla quale siamo ormai anestetizzati.
La gloria transitoria di questo mondo
che
pur macchiato,
consunto,
logoro,
calpestato
è il prisma traslucente
che permette
la rifrazione di una Luce antica
e personale.
I bambini si sa,
costringono ad andare all'essenza delle cose:
Che cosa è la morte?
Alla tua domanda di bambino
ho deciso di dirti ciò che credo:
la morte
è solo per un momento,
un tempo duro di separazione,
ma
ciò che permane è la vita.
Questo semino che le nostre mani piantano
nel suolo
sarà l'albero che fruttifica dodici volte all'anno
le cui foglie guariscono le nazioni
le cui radici attingono
al fiume che sgorga dal Tempio;
questo semino sarà continuare a sorridersi
nella reciprocità di sguardi.
Jonathan Simone Benatti - 27/05/2025
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