Il cuore
non prova angoscia
se il cammino dovesse condurre
all'incompiutezza.
E' questo senso di transitorietà
a contraddire il desiderio
di esserci.
E' lo scorrere incessante delle vicende,
l'impossibilità di trattenere
la gioia per almeno un istante,
il passaggio da luogo a luogo
alla ricerca di una dimora,
a scavare una cisterna
incolmabile,
un pozzo dove la luce fioca
viene assorbita
dall'oscurità tonante.
Ciò che passa
si dissolve,
affievolendosi
tra oblio e ricordo.
Invece
io voglio essere:
non un frammento dei tuoi pensieri,
ma presenza
e voglio che tu sia per me
la stessa cosa.
Guardo il cielo.
E' il più sovversivo dei gesti
in un mondo appiattito
sull'orizzonte dell'inarrivabile.
Sento:
la Voce che chiama
nel deserto della sopravvivenza
e rende il mio pensiero
diviso
tra ciò che sono, lasciato a me stesso,
e ciò che sarei
se afferrassi
l'Essere e
la Relazione
a portata di mano.
Una stella proietta la sua luce
antica:
qui è viva la contraddizione
tra istante e permanente,
tra atto e potenza.
Qui, inginocchiato,
prego, come la prima volta,
che accada il prodigio:
l'Essere proclami l'Essere
e questo corruttibile rivesta incorruttibilità.
Jonathan Simone Benatti - 09/09/2022
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