martedì 26 luglio 2022

La gioiosa fatica di affermare

L'idea delle cose
non è realtà o sostanza:
l'uomo che vive d'ideali
consegnerà al suo diletto figlio 
un mondo inesistente.
Per questo ho imparato ad arare la terra:
bisogna conoscere 
la durezza del suolo,
il calore soffocante del sole,
il sudore, il dolore delle ossa,
bisogna piantare i bulbi,
seminare con speranza contro speranza,
attendere la pioggia,
esporre il viso al vento,
scuotere i pantaloni per liberarsi
di sterpaglie e foglie secche,
irrigare,
lavarsi le mani per sporcarle di nuovo,
alzare gli occhi al cielo,
guardare in distanza,  all'orizzonte,
cercando le nuvole,
pronunciare parole oscure -
comprensibili solo a chi le proclama -
perché vengano quelle luminose
che conferiscono grazia 
a chi le dice,
a chi le ascolta;
tentare, 
tentare ancora 
e con coraggio sbagliare;
bisogna aprirsi strade dove nessuno ancora è passato
o percorre una strada nota con il proprio passo;
bisogna toccare il mondo
e contare gli astri,
essere cartografi
e tracciare mappe; 
bisogna vivere
nonostante la persistenza di presagi,
incuranti d'essere frazioni di secondo
nel tempo,
perché su questo istante che siamo
Dio ha posto tutta la massa dell' Essere.

Cosa ti consegno
non è una formula esatta,
ma l'approssimazione entusiasmante
di un richiamo
che pochi sentono.

Voglio affinare il tuo udito
perché tu colga il sottile suono
della Voce
che oggi non chiama nel deserto,
ma fra strade asfaltate,
affinché tu compia
il primo passo
verso
la gioiosa fatica
di affermare.

26/07/2022 - Jonathan Simone Benatti





giovedì 21 luglio 2022

Alcune parole

L'inerzia di alcune parole
sospinte da una forza opposta
al timore,
verso il mondo

dove si cerca l'ascolto, 
come a tentoni,
dove si tenta di seminare,
gravidi d'attesa:
affinché non avvizziscano
nell'inverno di un silenzio
o, secche, brucino nell'urlo.

21/07/2022 - Jonathan Simone Benatti 

lunedì 11 luglio 2022

Echo

L'Autore ringrazia Cesare Picco per la sua arte capace, tramite il suono, di andare oltre le parole ed evocare il senso delle cose. JSB

Nell'infanzia c'è sempre un attimo in cui la porta si apre
e lascia entrare il futuro. (G. Greene - Il Potere e la Gloria)




Guarda 
chi sei 
dal terrazzo
dell'oggi.
Scorgi la geografia
del tuo esistere?

Potrebbe essere stato
un istante
fugace

oppure

la dedita ripetizione
di gesti.

Scegli:
per scoprire,
più anziano,
d'essere stato scelto.

E anche se fosse stato 
un momento
E anche se fosse stato 
il consueto

in questo punto esatto,
in ciò che stai facendo
(che è ciò che sei),
si trova 
la coincidenza
tra il passo d'esordio
e il prossimo.

Conosco la meccanica:
quando il pedale
è premuto
anche le corde non percosse
vibrano

ma

non so come
(né quando
né perché)

Qualcosa

diviene
un vincolo di ore,
di fatica ed esercizio
per acquisire
l'unica libertà:

diventare
chi si è. 


11/07/2022 - Jonathan Simone Benatti


Rileggendosi

Come guardarsi allo specchio
con l'aggravante di sapere che
ciò che si legge non è l'io attuale
ma colui che lo ha generato
tramite errori e tentativi.

Questo volto
compreso 
tra passato e futuro
vive due illusioni:

ritenersi più saggio
ritenersi consapevole.

Tra dieci anni,
se Dio vorrà,
scriverò
nuovo
questo ritornello.

11/07/2022 - Jonathan Simone Benatti

venerdì 8 luglio 2022

Attesa


Infatti io ritengo che le sofferenze del tempo presente
non siano paragonabili alla gloria 
che dev'essere manifestata a nostro riguardo
(Paolo di Tarso)

Guardo la vita
in retrospettiva
a partire da un giorno che ancora non c'è.

Rifletto sul dolore,
campo in cui le nostre esistenze
crescono:
un dente cariato,
cadere dalla bicicletta,
aspettative disattese,
relazioni spezzate,
le inferriate dell'ansia,
la speranza calpestata,
il male che visita le persone amate.

Cerco il lumicino,
tenue e persistente,
della riconoscenza:

al di là del soffrire,
avverto la consistenza
dell'Altro.

Nonostante sia un mondo 
dove si miete spesso
la zizzania del Male
(volto che si nasconde dietro molte apparenze)

il grano cresce ancora,
senza far rumore,

il vento spazza il cielo
trasporta i nembi qua e là
increspa l'acqua,

presso la foce del fiume
le gabbianelle
scherzano tra loro

una macchietta di verde urbano
scandisce 
il tempo autentico
tra i rami

i volti 
si scambiano sorrisi

e sarò sereno finché ascolterò
chi, anonimo,
zufola una canzoncina
mentre s'avvia a lavorare.

Guardo la vita 
in retrospettiva
a partire da un giorno che ancora non c'è.

Nel centro del mio stomaco,
appena sotto il cuore,
si concentra un grumo fitto
pronto a scoppiare
come fu nel primo giorno:

chi mi ha generato,
chi con me è generato,
chi ho generato,
chi mi ha generato nuovamente
incontrandomi

amori, 
mani strette,
abbracci,
lacrime,
preghiere,
la comunione delle parole,
la custodia reciproca

le vene pulsanti,
l'esultanza,
la corsa sfrenata
fino a non respirare.

Tutto
è già qui:

un luogo dove abitare
attendendo fiduciosi.

08/07/2022 - Jonathan Simone Benatti








giovedì 7 luglio 2022

Qualche anno dopo

Credo nella continuità:
questa mia fede serena
viene testata dagli agguati
di Dio.
Un giorno,
quando ci siamo conosciuti,
hai sorriso,
un pensiero mi ha attraversato -
e
siamo.

Credo nella continuità:
questa mia convinzione
viene colpita dal martello
della discordia talvolta:
ogni colpo non distrugge,
ma è cuoio che percuote
la campana tubolare -
e
risuoniamo.

Credo nella continuità:
questa mia certezza
(oggi un'altra ellisse -
da fuoco a fuoco - si è compiuta)
si trasfigura in pudicizia:
raramente pronunciamo amore
perché apprendisti.
Questo ci accade:
darsi
invece di dirsi,
rimanere,
dischiudersi.

Tu ed io.

07/07/2022 - Jonathan Simone Benatti

martedì 5 luglio 2022

Domanda notturna

Il pannolino appena cambiato,
la rassicurante poppata
e poi la consolidata consuetudine.

Il tuo corpo, 
proporzionato nella sue contenute dimensioni,
si accoccola:
ti spingi verso me,
inconsciamente
(non so ancora
se tu cerchi rifugio in me
o io in te).

Dormi.

Io no.

Guardo fuori -
le figure che la flebile luce
lascia intravedere -
guardo il soffitto spoglio.

Provo pena e mi sento responsabile
di un mondo che comprendo sempre meno
(ho gli occhi del colore
del disincanto -
la mia iride era una volta azzurra di stupore).

Tu vedi la realtà:
la scoperta incessante
e un' appropriazione di spazio
ampio,
inesplorato
(l'altro giorno un asinello
ti ha fatto ridere sonoramente
e io mi sono ricordato
che esiste l'essere felici
senza causa).

Scorgo sul soffitto
le immagini lette su qualche quotidiano:
un ghiacciaio sciolto (uno dei tanti),
spari e morte,
follia,
stagioni scompigliate (aridità e uragano),
parole private del loro significato
(svendute sul mercato al miglior offerente):
il testamento di una generazione ad un'altra -
debito.

Strozzata, 
come i pensieri che non si vogliono pensare,
una domanda:

cosa è l'essere umano,
chi sarò io per te?

05/07/2022 - Jonathan Simone Benatti





Tutte le mie vie - Prolegomena ad ogni passo futuro

Ti sono note tutte le mie vie (Salmo 139:3) I. Imparare ad essere leggeri pur con le zavorre. II. Tanti sono gli abissi che la mia nave solc...