Infatti io ritengo che le sofferenze del tempo presente
non siano paragonabili alla gloria
che dev'essere manifestata a nostro riguardo
(Paolo di Tarso)
in retrospettiva
a partire da un giorno che ancora non c'è.
Rifletto sul dolore,
campo in cui le nostre esistenze
crescono:
un dente cariato,
cadere dalla bicicletta,
aspettative disattese,
relazioni spezzate,
le inferriate dell'ansia,
la speranza calpestata,
il male che visita le persone amate.
Cerco il lumicino,
tenue e persistente,
della riconoscenza:
al di là del soffrire,
avverto la consistenza
dell'Altro.
Nonostante sia un mondo
dove si miete spesso
la zizzania del Male
(volto che si nasconde dietro molte apparenze)
il grano cresce ancora,
senza far rumore,
il vento spazza il cielo
trasporta i nembi qua e là
increspa l'acqua,
presso la foce del fiume
le gabbianelle
scherzano tra loro
una macchietta di verde urbano
scandisce
il tempo autentico
tra i rami
i volti
si scambiano sorrisi
e sarò sereno finché ascolterò
chi, anonimo,
zufola una canzoncina
mentre s'avvia a lavorare.
Guardo la vita
in retrospettiva
a partire da un giorno che ancora non c'è.
Nel centro del mio stomaco,
appena sotto il cuore,
si concentra un grumo fitto
pronto a scoppiare
come fu nel primo giorno:
chi mi ha generato,
chi con me è generato,
chi ho generato,
chi mi ha generato nuovamente
incontrandomi
amori,
mani strette,
abbracci,
lacrime,
preghiere,
la comunione delle parole,
la custodia reciproca
le vene pulsanti,
l'esultanza,
la corsa sfrenata
fino a non respirare.
Tutto
è già qui:
un luogo dove abitare
attendendo fiduciosi.
08/07/2022 - Jonathan Simone Benatti
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