mercoledì 28 maggio 2025

Tracce

 Le tracce che Robert Walser lasciò sul suo cammino furono così lievi che hanno rischiato di disperdersi.
(W.G. Sebald, Il passeggiatore solitario)


Ecco a cosa aspirare:
essere così leggeri
da non schiacciare l'erba 
mentre si cammina,
ma essere così unici
da divenire ricordo dolce
ogni volta che il vento
accarezza l'erba.


Jonathan S. Benatti - 28/05/2025 

martedì 27 maggio 2025

A partire da un accordo di settima

Il pensiero magico
per me consiste nel trovare
un compito ancora da eseguire,
un luogo ancora da visitare,
dei fatti ancora lungi da accadere
a cui vorrei assistere,
momenti che vorrei condividere,
et cetera et cetera
come pretesto per prolungare la mia vita e la vita di chi amo
(soprattutto quando ho paura e 
avverto la fragilità dell'esistenza). 

La morte

posso interpretarla con gli occhi della filosofia,
spiegarmela come processo biologico naturale,
scomodare l'entropia e le termodinamica,
ma rimane un corpo estraneo,
fastidiosa come un frammento di cibo incastrato tra i denti;
la mente, come la lingua, ci passa e ripassa sopra,
succhia, costringe a smorfie,
pur di togliere questo fastidio.

E il fastidio rimane.

La morte

ha uno strano rapporto con la bellezza:
penso a un alveare,
a fuchi, api operaie e alla regina.

Mentre assaporo il dolce nettare
ricordo che sei settimane sono assegnate
alle laboriose creature.

In bocca lo sentii dolce come il miele, ma come l'ebbi inghiottito
ne sentii con le viscere tutta l'amarezza.


Fatico a a dare spiegazioni a mio figlio
che mi chiede cosa sia
e perché le persone muoiano.

L'unica risposta che gli so dare
è questa:
la morte è non poterti vedere.

I bambini, si sa,
costringono ad andare all'essenza delle cose,
senza troppi abbellimenti: 
trilli, mordenti o gruppetti.

Inutile dire che il cuore smette di battere,
che questo o quell'organo non funziona più,
che non si respira
che si diventa inanimati.

E' il non vedere:

La gloria transitoria di questo mondo,
nonostante l'uomo cattivo,
nonostante il grido che sale dalla terra,
nonostante la violenza a cui siamo insensibili
nonostante l'ingiustizia alla quale siamo ormai anestetizzati.

La gloria transitoria di questo mondo
che
pur macchiato, 
consunto,
logoro, 
calpestato
è il prisma traslucente
che permette
la rifrazione di una Luce antica
e personale.

I bambini si sa,
costringono ad andare all'essenza delle cose:

Che cosa è la morte?

Alla tua domanda di bambino
ho deciso di dirti ciò che credo: 
la morte
è solo per un momento,
un tempo duro di separazione,
ma
ciò che permane è la vita.

Questo semino che le nostre mani piantano
nel suolo
sarà l'albero che fruttifica dodici volte all'anno
le cui foglie guariscono le nazioni
le cui radici attingono
al fiume che sgorga dal Tempio;
questo semino sarà continuare a sorridersi
nella reciprocità di sguardi.

Jonathan Simone Benatti - 27/05/2025







giovedì 15 maggio 2025

Fede

Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita.
(Matteo 6:25)

Ci sono mattine
(soprattutto in primavera)
in cui, aperti gli occhi
al canto del passero,
penso, 
alternando esultanza a rimorso,
a come io tradisca la fede che dico di possedere:

battezzare le proprie preoccupazioni
non rende sacro il terreno sul quale cammino.


Ci sono mattine
(soprattutto in primavera)
in cui, aperti gli occhi
al canto del passero,
prego.

Signore, abbi pietà di me.
Insegnami a disimparare la vita dell'adulto
e fa che le parole tornino ad avere il loro significato:
fede sia fede (non un surrogato)
gioia sia gioia,
pace sia pace.

E come il passero del cielo
e il giglio della terra
la mia sola occupazione
sia essere chi mi hai dato d'essere.

Jonathan Simone Benatti - 15/05/2025



giovedì 8 maggio 2025

Dopo la lettura quotidiana

Che poi
Ninive è:
Washington, Roma, Londra, Parigi, Mosca
e ogni luogo dove potere e massa
s'intrecciano indistricabilmente.

Che poi
Ninive siamo noi:
noi che calpestiamo il diritto dei deboli,
noi che, come animali ben pasciuti,
prestiamo ascolto alla nostra pancia
e scalciamo lontano gli animali più fragili,
noi che erigiamo pali sacri, offriamo incenso
all'opera delle nostre mani e ad essa ci sottomettiamo
(le nostre divinità pagane si chiamano: criptovaluta,
intelligenza artificiale, cyberspazio, lavoro sottopagato,
guadagno sfrenato, individualismo - 
abbiamo un pantheon eclettico e sincretista
adattabile alla misura povera del nostro io).

Che poi
Naum ogni tanto appare
e come ogni profeta 
e come ogni profetessa
lo gettiamo in fondo a una cisterna
ne relativizziamo la parola
deridendo i moniti seri
pensando che tutto andrà sempre
come è sempre andato
sorridendo all'idea che Dio
(se esiste dicono molte e molti)
possa interessarsi a questo piccolo mondo litigioso
disperso tra le stelle ed i pianeti.

Che poi
siccome Dio non molla la presa
Naum continua a parlare
e continueranno ad esserci tanti Naum, Amos, Michea, etc:
ed è strano
ed è bello
essere amati da Qualcuno
che a differenza nostra,
persino nel giudizio,
ha in vista noi
in un amore consumante.

[Jonathan Simone Benatti - 08/05/2025]



Parole dalla fine del mondo

Non dormo. Sono stanco. Vento, mare, sole mi rendono felice e stanco. Ma, non dormo. Altra è la stanchezza che avverto. Non dormo. Non è il ...