di trovarmi seduto
in mezzo alla nostra ensemble
e poi disperdermi nel nostro stesso suono,
provando una gioia
che m'immaginavo essere quella dei santi nella luce.
Mi circonda
talvolta la noia
di ciò che sento, vedo o faccio
e una parte del mio corpo
e una parte dei miei ragionamenti
si rivolgono da altre parti:
soprattutto a parole e musiche
in cui trovo un significato
che sconfigga il tedio.
Mi coglie
il ricordo di viaggi
così come l'attesa di quelli che vorrei fossero:
è la medesima frenesia
del primo passo verso un altro luogo.
Cammino, sì cammino;
ma, come se fossi una nuvoletta leggera,
voglio scorgere oltre l'orizzonte.
Non di rado sono sempre altrove
mentre esisto.
Non posso permettermi
di lasciar passare momenti
in cui non mi abbeveri di vita
e del mondo di Dio
(aveva ragione chi affermava
che ch'invecchia debba essere un esploratore).
Ma, c'è un istante.
Ogni giorno quando mi corri incontro
e, abbracciandomi, annunci fiero che hai percepito
una mancanza che mi somiglia,
tutto pare impallidire,
come quando una luce più intensa
sovrasta altre luci.
Strizzo gli occhi
e, aperti di nuovo,
tutto ciò che avevo visto,
anche gli altri luoghi dove vivo,
diventano un'unica realtà.
Qui sono
(non altrove).
Jonathan Simone Benatti - 07/11/2024
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