(Paolo di Tarso, Filippesi 3:1)
I.
Ogni essere umano sogna,
progetta, imposta il suo cammino
orientandosi con una parte di cielo
che ama scrutare con insistenza,
forse in cerca di riferimenti
(una mappa dell'esistere)
o forse perché si sente a casa.
Gli astri di questo firmamento
si riflettono sul mare
che ognuno porta in sé.
Tumulto, bonaccia, baluginare di riflessi luminosi,
schiumare rabbioso, spuma giocosa,
ruggito potente, frangersi ritmato
e forme cangianti
sono corrispondenza esatta
tra cielo, percorso e mare.
II.
Custodisco i miei sogni
come ogni uomo.
La notte li enumero;
lieto penso a quelli che si sono realizzati
dopo tanto sperare;
immagino scenari, calcolo le probabilità,
combatto fantasmi senza volto,
mi preparo ai nuovi percorsi
da intraprendere,
avendo in vista il Cielo.
Il mare si acquieta.
Mi addormento cullato dall'ondeggiare
lento, ritmato.
III.
Il tempo mi ha reso stratificato,
ma il nucleo,
nella semplicità dei suoi elementi,
pochi per davvero,
mantiene tutto in vita
con il suo risoluto pulsare,
con il suo calore donato
a tutti gli strati
di cui sono composto.
Se approssimo la sua composizione
e la sua funzione per metafore
é perché non ho una formula
per raccontare i volti
di chi amo.
Jonathan S. Benatti - 10/09/2024
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