Perché credo?
Vorrei poter spiegarlo,
ma non so fare l'apologia
di me stesso,
tanto meno di questioni
che mi superano.
C'è chi parla di Mistero
e nel Mistero mi siedo.
Lascio che la Ragione
venga armonizzata
dal contrappunto
dell'Ineffabile.
Non perché non voglia
far uso di un dono;
piuttosto,
come per ogni dono,
l'uso determina
la bontà
(non del Donatore,
ma di chi riceve:
posso, infatti,
dischiudere le mani
o stringerle egoista,
posso controllare
o lasciarmi condurre).
Perché credo?
Dopo anni di letture e ricerche,
dopo polemiche
e agonizzanti domande
(che persistono,
che persistono),
ho forse compreso la sola cosa che rimane:
una Relazione precedente
che mi chiama,
una Corrispondenza che non si risolve
come fosse una sciarada.
Perché credo?
Lo ripeto:
non lo so.
Se dovessi trovare motivi
esclusivamente razionali
direi qualcosa
per ammansire
il dubbio altrui
(ed anche il mio).
Non penso a una fede
problematica,
questo no.
Nutro ulteriori dubbi
verso chi eleva il dubbio
a proprio credo
(sono antico,
non contemporaneo).
Oso recitare il Credo,
come atto di fede:
non nelle mie convinzioni,
ma nella Testimonianza.
Perché credo?
In fondo credo perché ho visto qualcosa
in Qualcuno
(che mi ha aperto gli occhi)
e quel poco che so,
mi basta
per trovare uno squarcio di Significato
che mi faccia partecipare felice
al Mistero che invita.
Jonathan Simone Benatti - 31/01/2023
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