(Scrivo dal vertice della fragilità)
Prima o poi
un nome me lo faccio anche io
sul legno o sul marmo.
Ci saranno,
come in ogni storia,
prefiche e piagnoni,
dolori autentici.
abbracci fatti al vuoto
perché questo, come tutti,
lascerò:
il compito sarà di decifrarlo.
Primo o poi
un nome me lo faccio anche io
scritto sull'acqua e sulla polvere,
destinato all'oblio generale,
destinato a permanere in qualche cuore
come attesa di incontro
(spero che tu,
piccolo mio, desidererai ricongiunzione;
spero che tu,
piccolo mio,
chiuda i miei occhi da adulto,
spero di vedere tutto di te,
piccolo mio).
Prima o poi
un nome me lo faccio anche io
inciso nella vita -
perché la lettera uccide,
lo Spirito invece vivifica -.
E anche se per poco,
il mio nome,
scritto o pronunciato
non da me
(io lo nomino
solo se mi si domanda:
il proprio nome deve dirlo l'alterità
affinché prenda significato),
prego
sia una testimonianza
del suo etimo:
Dio ha dato.
Jonathan Simone Benatti - 25/10/2023
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